Inutile dire che mi piace un sacco, quindi approfitto di ogni momento buono per pubblicarla.
Izumi era una
bellissima fanciulla, dai capelli neri come l'ebano e gli occhi di un
morbido castano, pronti ad accarezzare tutto con uno sguardo.
Kaito era il
giovane che un giorno l'avrebbe sposata; dentro di lui albergava la
prepotente forza dell'acqua, ne era così pieno che sembrava lui stesso,
anche d'aspetto, un eterno naufrago in balìa delle onde.
Potremmo definire il loro amore come l'oceano e la sua fonte, non casuali erano infatti i loro nomi. Kaito era per tutti "il ragazzo onda", mentre la dolce Izumi veniva di rimando chiamata "la sorgente del mare".
Potremmo definire il loro amore come l'oceano e la sua fonte, non casuali erano infatti i loro nomi. Kaito era per tutti "il ragazzo onda", mentre la dolce Izumi veniva di rimando chiamata "la sorgente del mare".
Chiunque li avesse mai visti insieme li avrebbe descritti come un'entità superiore, due corpi legati dallo stesso spirito.
Sulla Grande
Scogliera si erano dichiarati il loro amore, con il tramonto sul mare a
rendere giustizia alla magia di quel momento.
Erano felici, Kaito si sentiva l'uomo più fortunato del mondo, sentiva il suo spirito irrequieto agitarsi dentro di lui, ma ogni onda prendeva sempre la giusta direzione sotto la guida della sua amata.
E Izumi non aveva mai conosciuto il pianto, quasi ignara di cosa volesse dire lasciarsi trascinare via dal dolore.
Un giorno però vennero i soldati, reclutando tutti i giovani di Taitō per rispondere al richiamo alle armi.
Anche Kaito fu costretto ad andare, lasciò quindi Izumi con la sola promessa che mai l'avrebbe dimenticata e mai l'avrebbe tradita.
Altrettanto fece lei, sul bordo della loro scogliera gli giurò che l'avrebbe amato in eterno.
Lunghe settimane d'attesa e separazione li attendevano, settimane dure e interminabili.
Giunse poi in paese un piccolo manipolo di guerrieri, i pochi sopravvissuti alla guerra; Kaito non era con loro.
Di lui non era rimasta che una lettera, indirizzata alla sua dolce compagna, che già sentiva il cuore lacerarsi dal dolore.
"Mia amata, ho terrore di non riuscire a tornare da te. Comincio a sentire l'oceano inaridirsi dentro di me. Questo dolore mi sta prosciugando e se dovesse succedere, se dovessi morire, sappi che cercherò sempre di stare al tuo fianco; il mio spirito ti sarà sempre vicino per compensare la carenza del mio amore."
Izumi corse sulla scogliera, ponendo agli déi e agli antenati domande che rimasero sempre senza risposta.
Fu solo dopo giorni di silenzio e di asciutto dolore che accadde.
Lente lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi di fanciulla, lasciandola sbalordita e immensamente triste.
Più piangeva più sembrava crescere il mare dentro di lei, un infinito oceano di dolore e perdita.
Passarono altre lune, ma i suoi occhi non tornarono mai più asciutti come un tempo, anzi, erano sempre traboccanti, sempre pronti a perdere quell'equilibrio che ormai la ragazza non conosceva più.
Un giorno però, mentre si asciugava il viso, improvvisamente capì.
Accolse
con gioia le lacrime, perché sentiva che il mare che le era entrato nel
petto altro non era che il suo amato, il suo cuore ospitava ormai lo
spirito del suo grande amore.
E
fu sulla scogliera che tornò, per promettere a sè stessa e al suo Kaito
che mai l'avrebbe scordato, e che avrebbe sempre serbato il suo oceano
nel cuore.
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