lunedì 11 novembre 2013

Frutti di alberi sconosciuti.

Una goccia di sangue su un petalo di rosa, che porta le tinta della notte.
Una fascia di seta sottile, che accende quel serioso tailleur.
Un paio di labbra scarlatte che si posano su capelli morbidi e scuri.


Frasi che si rincorrono, nella mia mente.


Dolore. Quella sofferenza così devastante, che pare di darle un eufemismo con questo nome.
Ti invade il petto e si dilaga, il tutto il tuo corpo, in tutto il tuo spirito.
Siamo maledettamente bravi a farci male..


Pensieri e parole, di chi?
Non sono miei vissuti, ma ne parlo come se fossero miei, perché?



E le tue labbra, le sento sulle mie.
Sono a casa, ora.
Ogni centimetro della tua pelle calda aderisce contro la mia, il tuo respiro si perde nel mio. Ti tengo le mani, poi ti stringo ancor di più. Non eravamo mai stati tanto vicini.
Ti guardo gli occhi, le labbra, la goccia di sudore che ti scivola giù dalla tempia. E so che non ci sarà mai altro posto per me.


Non è un mio ricordo.
Forse un sogno, chi lo sa?


Il mare è in tempesta, il mare è dentro di te.
Vedo la burrasca nei tuoi occhi, vedo onde di tormento alte più di te. Ti sommergono, come fossi una piccola bambola di pezza in mezzo all'oceano. Da qualche parte dev'esserci una spiaggia, una nave, uno scoglio... Una salvezza.
Però io resto immobile, davanti a questa tazza di caffè.
Poi ti alzi e te ne vai, lasciando l'odore del mare come segno della tua agonia.


Questi sono frutti di alberi sconosciuti.
O, forse, non ho ancora capito dove possono arrivare i miei rami.

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